sabato 21 marzo 2009

Dal nazionale: CORSO A FIRENZE SULLA TUTELA E SUI DIRITTI DEI BAMBINI

DALLA PARTE DEI BAMBINI : ASPETTI PSICOLOGICI E GIUDIZIARI NELLA TUTELA DEI BAMBINI
Il corso è finalizzato a formare coloro che per ragioni professionali o di studio sono interessati ad acquisire maggiori competenze e conoscenze in tema di esigenze e diritti dei bambini.
Sarà tenuto da personale specializzato che svolge la sua attività in favore e a tutela dei minori, accompagnato, in alcuni incontri, dalle volontarie psicologhe o laureande in psicologia che hanno svolto approfondimenti su materie specifiche.
Lo scopo degli incontri è quello di fare acquisire competenze, strategie di azione, concetti basilari dalla parte dei bambini, tenendo cioè nella massima considerazione le ragioni di tutela e garanzia delle esigenze dei bambini, partendo dal presupposto che l'attuale società è ancora caratterizzata da modelli adultocentrici che si risolvono in automatismi culturali non individuati e contrastati con sufficiente chiarezza ed efficacia.
Iscrizioni fino al 16 aprile 2009 scarica il programma delle lezioni

giovedì 19 marzo 2009

VIOLENZA e BULLISMO: persecutori e vittime. Spunti per una riflessione

Gli episodi di prepotenza e violenza fra ragazzi che compaiono sempre più numerosi nelle pagine di cronaca dei giornali, in TV e su “You Tube”,costituiscono la spia di un più generalizzato disadattamento sociale di alcuni adolescenti a cui bisogna prestare attenzione, perché il loro comportamento potrebbe sfociare in episodi di violenza conclamata, se non addirittura in vera e propria criminalità.
Gli studi sulle prepotenze hanno una tradizione consolidata in ambito internazionale. Dopo il lavoro pionieristico di Dan Olweus (1978-81), sono state condotte ricerche per approfondire il fenomeno delle prepotenze sia in Europa che in altri continenti. In Inghilterra il fenomeno venne studiato da Whitney e Smith nel 1993. Altri studi sono stati condotti in Spagna, Finlandia,e fuori d’Europa in Giappone ed Australia.
In Italia, a metà degli anni “90” se ne è occupata in maniera scientifica Ada Fonzi docente di psicologia dello sviluppo presso l’Università di Firenze.
Le statistiche testimoniano che l’ 80% delle violenze dei giovani avvengono nei confronti dei coetanei, mentre il restante 20% nei confronti degli adulti.


Le violenze giovanili possono essere di varia natura: “fisiche”, “psicologiche”, “verbali e non verbali”, basate su minacce ed attacchi alla persona ed ai suoi oggetti.
Esse possono essere dirette o indirette (maldicenze, calunnie).Queste seconda forma è agita spesso dalle ragazze contro le compagne.
Le forme di violenza possono essere “preterintenzionali”, vale a dire scatenate da particolari situazioni quali insuccessi, provocazioni, noia, oppure possono essere pianificate in anticipo ed hanno come obbiettivo quello di divertirsi alle spalle di qualcuno, appropriarsi dei suoi beni, punire, vendicarsi, tormentare. Alcuni esempi di aggressioni in cronaca riportati nel libro di Anna Oliverio Ferraris ” Piccoli bulli crescono” (2007), sono tratti dai giornali dall’ottobre 2005 al settembre 2006. Ne riportiamo solo alcuni.
Lamezia Terme: Un quattordicenne viene picchiato a sangue da quattro ragazzi in pieno centro.
Caporotondo Etneo: Due diciassettenni vessavano un ventenne costringendolo a bere urina, mangiare cibo per gatti, finanziare con i propri soldi l’acquisto di droga che loro consumavano. I carabinieri hanno appurato che alcuni episodi di violenza e percosse erano stati filmati con il telefonino.
Frosinone: Un diciassettenne manda all’ospedale un bambino di dodici anni dopo averlo ferito a colpi di testa perché gli aveva sfiorato un piede.
Como: Una baby- gang depreda la notte bar e pizzerie: Bottino:120.000 euro in un mese.
Genova: Una coppia di rapinatrici una diciassettenne ed una quindicenne aggredivano altre ragazzine ai giardini pubblici a scopo di estorsione, picchiandole e minacciandole.
Vicenza: Un tredicenne viene preso di mira e picchiato dai compagni perché non veste “griffato”.


Potremmo continuare a descrivere i fatti di violenza, ma ci fermiamo per rifletterci.
La gamma delle violenze può andare infatti da quelle eclatanti a quelle subdole. Purtroppo la violenza è connaturata all’essere umano. La prima famiglia di cui parla la Bibbia è colpita da un fratricidio. L’ Iliade, il primo poema epico della nostra cultura occidentale, ruota intorno ad una guerra.
Lo psicoanalista Bruno Bettelheim scriveva:
“Le saghe epiche segnalano l’ingresso dell’uomo in un mondo più civile. La violenza è il tema caratteristico dell’ingresso nel mondo di ciascuno di noi ”.
Sono significativi a tale proposito gli scoppi d’ira dei bambini, incapaci ancora di padroneggiare le loro pulsioni interne.
Evolversi, crescere , educarsi, comporta una trasformazione dall’essere primitivo all’essere socializzato.
Le pulsioni primitive degli esseri umani come la sessualità o l’aggressività, dipendono entrambe da alcuni nuclei situati nell’ ipotalamo, struttura nervosa che regola reazioni quasi automatiche. Il problema della comunità ieri come oggi è che, sebbene gli esseri umani siano capaci di altruismo ed empatia entrando in risonanza con il sentire dell’altro, tuttavia il rischio di regressione ed imbarbarimento è sempre presente.
Nel celebre romanzo “Il signore delle mosche” di William Golding, questa involuzione viene descritta attraverso le azioni di un gruppo di ragazzi sopravvissuti ad un incidente aereo in un’isola deserta.
All’inizio il loro comportamento li rende quasi gli eroi di una magnifica avventura, mentre essi prendono a modello la comunità in cui sono vissuti, ma con il passare del tempo si verifica un capovolgimento della situazione, che trasforma questi giovani provenienti da una società democratica in una tribù selvaggia e sanguinaria piena di paure e di superstizioni, capace di arrivare a commettere persino l’omicidio di uno di loro.
Non esiste per Golding nessun mito del “buon selvaggio”: la società da sempre ha scoperto le regole della convivenza e della tolleranza codificate e trasmesse alle generazioni successive; perciò ogni società, ogni famiglia e quindi ogni individuo ha il compito di ricostruirle dentro di sé. Occorre tuttavia precisare che aggressività e violenza non sono sinonimi: essi indicano due diverse condizioni. L’aggressività è un impulso innato e spontaneo che può essere controllato, mentre la violenza è un atto contro l’altro con l’intenzione di provocare sofferenza o danneggiamento.
L’aggressività può trasformarsi sia in violenza che in “grinta” che è una sana ed appassionata forza creativa la quale ci consente di fronteggiare le difficoltà e le ingiustizie.
Esiste un’aggressività, per così dire “adattiva”, funzionale all’affermazione di sé ed alla propria difesa ed una distruttiva che si esprime nella violenza.


Occorre per questo che genitori e educatori insegnino fin dalla più tenera età a parlare ai bambini delle proprie emozioni: questo è il primo passo per poterle controllare, sublimare convogliare in quei riti collettivi che sono le competizioni sportive o le espressioni artistiche.
A volte se non prendiamo coscienza delle nostre emozioni negative, le collere represse possono riemergere esprimendosi in disagio psicologico, malesseri o esplosioni improvvise. Così se oggi i giovani appaiono più violenti di un tempo ed in età più precoce, ciò certamente non dipende dalla trasformazione della natura umana, che è sempre la stessa, ma dal tipo di educazione che ricevono o non ricevono negli anni della crescita.


Il termine bullo deriva dall’inglese “bully” che significa “fanfarone”. Il comportamento da bulli mira a danneggiare e spesso dura nel tempo a volte per settimane e mesi. Per scoprire quando ci troviamo di fronte ad un comportamento da bulli, devono manifestarsi le seguenti caratteristiche:
- Intenzionalità a far male.
- Persistenza nel tempo.
- Disequilibrio fra vittima e carnefice.
Il bullismo, pertanto non è un fenomeno statico, di rabbia passeggera, ma dinamico.
Dagli studi condotti in Italia, risulta che una volta insediatosi il fenomeno risulta stabile nel tempo ed è come se persecutori e vittime recitassero la loro parte in una perversa circolarità che spetta agli adulti spezzare prima che divenga vera e propria delinquenza.
Ma quali sono le cause del fenomeno?
Gli studiosi hanno riscontrato che molto dipende dagli stili educativi e dall’atmosfera familiare di provenienza dei bulli.
Nelle famiglie nelle quali regnano violenza e sopraffazione c’è un’alta probabilità che i figli interiorizzino tali schemi e li ripropongano.
Spesso divengono bulli ragazzi i cui genitori manifestano uno scarso coinvolgimento emotivo o un criterio di allevamento o troppo permissivo o troppo coercitivo: tutto ciò comporta nei figli un rapporto alterato con il mondo esterno. Gli psicologi inoltre, hanno scoperto che il bullo si aspetta approvazione dai genitori. Egli ha un comportamento improntato all’aggressività disadattiva, all’impulsività nelle risposte comportamentali ed una buona opinione di sé.


Le vittime, invece, presentano spesso scarsa autostima con atteggiamenti ansiosi ed insicuri. Entrambi, bullo e vittima, non sanno cogliere i segnali dell’altro non riuscendo a gestire il conflitto. Spesso le vittime dei bulli possono provare il desiderio di non andare più a scuola, presentando sintomi da stress, come mal di stomaco e mal di testa, incubi ed attacchi d’ansia.
Dunque, chi deve intervenire di fronte ad episodi di bullismo? Certamente gli adulti che ne vengono a conoscenza, genitori ed insegnanti.
Lo studioso Dan Olweus aveva constatato che il 17% degli alunni nei paesi occidentali veniva preso di mira dai bulli. Scoprì inoltre che genitori ed insegnanti o erano del tutto ignari o solo parzialmente consapevoli degli incidenti prodotti dai bulli e spesso non intervenivano in difesa dei bambini e ragazzi presi di mira.
Gli insegnanti possono affrontare il tema del bullismo in classe, tenendo presente che oltre ai bulli ed alle vittime ci sono i “testimoni” che di fronte ad un episodio di bullismo possono limitarsi ad osservare, andarsene o intervenire rivolgendosi ad un adulto.
I testimoni come le vittime hanno bisogno di diventare assertivi.


A tal proposito lo psicologo scolastico può organizzare degli esercizi di assertività che consistono nell’esprimere chiaramente cosa si pensa. Ad esempio di fronte ad un compagno di classe che grida, un comportamento assertivo non è gridare a nostra volta minacciosamente: - Chiudi quella boccaccia! -, ma ad esempio: - Abbassa il tono, non riesco a concentrarmi-.
Gli inglesi hanno suggerito molte tecniche e stratagemmi a seconda dei casi con l’uso dell’umorismo che smorza le situazioni di canzonatura ed altre tecniche di “disinnesco”.
In Germania il pedagogista e cultore di musica Hans Bastian dal 1996 al 2003 ha esperimentato in alcune scuole elementari di Berlino l’apprendimento della musica da parte dei bambini fin dalle elementari: il risultato è stato una maggiore creatività e flessibilità dei bambini musicisti: facendo musica in gruppo è importante la collaborazione per raggiungere una esecuzione corretta. Questo “fare musica insieme” con il metodo Orff, che abbina alla musica il canto e la danza crea affiatamento.
Il bambino raggiunge così un arricchimento delle proprie competenze e questo lo rende così soddisfatto e orgoglioso di sé che non cade nella violenza, nell’insoddisfazione e nella noia.
In Italia il commediografo Marco Martinelli, dopo aver lavorato in Emilia Romagna, ha diretto i ragazzi di una scuola di Scampia, quartiere degradato vicino Napoli, nel mettere in scena una commedia di Aristofane, rivisitata e rielaborata con il loro linguaggio. Questa partecipazione corale ha aperto per i ragazzi nuovi orizzonti e tanta voglia di riscatto.


Possiamo perciò affermare senza ombra di dubbio che l’arte in tutte le sue varie forme è utile nella prevenzione e cura del bullismo. Ciò che più conta nel lavoro di prevenzione che si fa a scuola è combattere l’insuccesso scolastico in contemporanea con le condotte antisociali; infatti laddove si è cercato di combattere solo la violenza senza prevenire gli insuccessi scolastici, i risultati sono stati insoddisfacenti. Oltre alle sanzioni educative che devono tendere a risarcire la vittima occorre ristabilire l’equilibrio alterato tramite regole ben chiare che essendo uguali per tutti sono garanzia di giustizia.
E’ importante inoltre lavorare molto sul fronte della prevenzione in famiglia. I ragazzi fin dalla più tenera età devono avere una base sicura nella famiglia che possa dare loro, identità promuovendo in loro autonomia e socializzazione. Sono deleterie le punizioni fisiche frequenti, l’abuso verbale, fisico, sessuale, le intimidazioni, le minacce, le umiliazioni,gli insulti, le discriminazioni fra fratelli. Il bambino deve essere riconosciuto, protetto, ascoltato e trattato con rispetto.
Poiché molti interventi sbagliati nell’educare i propri figli sono frutto di condizionamenti o abusi subiti dai genitori nell’infanzia. Assumono importanza tutti quei corsi per genitori o gruppi di incontro che possono avere un ruolo correttivo e formativo, specialmente quando i figli sono ancora piccoli o stanno per arrivare.
Infine per concludere, tutte queste proposte ed opportunità di crescita dovrebbero passare sempre dalla teoria alla pratica divenendo concrete per tutte le famiglie con maggiori o minori mezzi economici.

D.ssa Andreina Cresta

martedì 17 marzo 2009

AVVIO INCONTRI CON I GENITORI

Il 26 marzo c.a. avrà inizio presso l' Istituto Comprensivo A. De Filis di Terni la programmazione degli incontri rivolti ai genitori organizzati dal MxI di Terni in collaborazione con i dirigenti scolastici sulle seguenti tematiche:
- Sviluppo infantile e adolescenziale ed emozioni
- Il ragazzo e i mezzi di comunicazione elettronica
- I ragazzi prepotenti e i ragazzi vittime
- Sviluppo e socialità
- Età evolutiva e stili di vita per la salute fisica e psichica
- Genitori e scuola
- Genitori e compiti a casa
- Ragazzi: tempi e spazi delle città
- Emozioni, attenzione, apprendimento.

Dai sondaggi effettuati è emersa la reale necessità da parte dei genitori intervistati di approfondire le argomentazioni relative allo sviluppo emozionale, segno evidente del bisogno di capire i ragazzi di oggi, che saranno gli adulti di domani. Gli incontri verranno condotti da moderatori e le argomentazioni trattate da personale altamente qualificato (psicologi, neuropsichiatri, insegnanti) che opera volontariamente con la struttura del Movimento nella provincia di Terni.

sabato 14 marzo 2009

Dal nazionale: ROMA, INCONTRO PUBBLICO 07/03/2009

Comunicato stampa

Incontro aperto al pubblico con il Movimento per l’Infanzia Presso l’Istituto Salesiano Sacro Cuore, in via Marsala n. 42 (adiacente alla Stazione Ferroviaria Termini) a Roma, sabato 7 marzo 2009 dalle ore 10.30 alle ore 13.30.
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DALLA PARTE DEI BAMBINI
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• Il Movimento per l’Infanzia denuncia l’indifferenza di una società adultocentrica nei confronti dei disagi, dei bisogni e delle sofferenze dei bambini e degli adolescenti
• Il Movimento per l’Infanzia illustrerà il programma 2009/2010 per i diritti dei bambini intitolato “Dalla parte dei bambini”
• Il Movimento per l'Infanzia presenterà tramite l'associazione DAFNE di Belluno un caso di ordinaria follia a danno di vittime della pedofilia costrette a vivere accanto al loro abusante.
• Sono previsti interventi di aggiornamento sui principali casi nazionali e internazionali di casi di violenza sui bambini in particolare su Marcel Vervloesem
• Sarà presentato durante la mattinata l'audiolibro “Il Vento della Verità” di Valentina Rizzi, Edizioni Paoline.
• Il Movimento per l’infanzia illustrerà le sue riflessioni critiche anche in merito al Garante Nazionale per l’Infanzia, al fine di evitare che l’istituzione di questo importante organo di controllo si trasformi in un’operazione di autoreferenzialità adultocentrica e nella speranza invece che ci siano la volontà politica, l’impegno e le risorse per un’autentica riforma istituzionale a favore dei bisogni e dei diritti dei bambini.